ANNO 1974
Anno 1974 Ambrogio Fogar
"per aver dato lustro all'intera provincia di Grosseto in seguito all'impresa caratterizzata dalle eccezionali doti di coraggio e perizia, the hanno condotto una barca varata a castiglione della pescaia in navigazione intorno al mondo net senso contrario ai venti dominanti; per aver esaltato a esempio della gioventù grossetana, i valori dello spirito the possono prevalere sulla materia e dare un senso e un ideate alla vita umana".
Ambrogio Antonio Fogar (Milano, 13 agosto 1941 – Milano, 23 agosto 2005) è stato un navigatore, esploratore, scrittore e conduttore televisivo italiano
Inizia poco più che maggiorenne con il paracadutismo e si dedica quindi al volo acrobatico.
Dopo l'aria passa all'esperienza sul mare: nel 1972 attraversa l'Atlantico del nord in solitaria e per buona parte del viaggio senza l'uso del timone a causa di una avaria.
Dal 1 novembre 1973 al 7 dicembre 1974 esegue la circumnavigazione del globo in solitaria da Est verso Ovest, cioè in direzione opposta rispetto alle correnti, con uno sloop, un tipo di barca a vela, chiamato Surprise. Questo giro del mondo nella direzione opposta ai venti e alle correnti predominanti lo fa di fatto entrare come primo italiano nell'olimpo dei suoi predecessori, quali Joshua Slocum, Sir Francis Chichester, Chay Blyth.
Nel 1978, al largo delle isole Falkland nel Sud dell'Oceano Atlantico, la sua imbarcazione viene probabilmente colpita da alcune orche e affonda in poco tempo. Con lui c'è il suo amico e compagno di viaggio, il giornalista Mauro Mancini. Riescono a portare con loro sulla zattera autogonfiabile di salvataggio solo un po' di zucchero e un pezzo di pancetta e due cormorani uccisi a colpi di remi. Dopo 74 giorni vengono finalmente individuati e soccorsi da un mercantile greco. Sono in gravissime condizioni e hanno perso circa 40 chilogrammi l'uno, dopo due giorni Mauro Mancini muore di polmonite. Fogar riesce a sopravvivere, ma quest’esperienza lo segnerà per il resto della vita.[1] [2] [3]
In compagnia del fido Armaduk, il suo cane di razza Siberian Husky, conquista a piedi il Polo Nord, anche se lui stesso ammise che dovette usare un aereo per circa 180 km quando si trovò alla deriva sulla banchisa [4].
Negli anni '80 diventa conduttore televisivo e abile divulgatore, mettendo a frutto le proprie capacità di esploratore, con il fortunato programma d'avventura da lui creato e trasmesso su Retequattro Jonathan - dimensione avventura, precursore in Italia di tutto il filone ora molto apprezzato sui documentari e le trasmissioni con tematiche ambientali.[1][5]
Pubblica sulle pagine del Corriere dei Ragazzi la storia delle sue imprese e ha anche una breve avventura come direttore della rivista Molto Interessante edita dalla Peruzzo.
Dopo il mare è la volta del deserto: partecipa a tre edizioni della Parigi-Dakar e a tre Rally dei Faraoni.
Il 12 settembre 1992 è vittima di un terribile incidente in Turkmenistan, durante il raid Pechino-Parigi nel quale compone un equipaggio con Giacomo Vismara. Il fuoristrada si ribalta, il suo compagno esce miracolosamente illeso, ma Fogar subisce la frattura della seconda vertebra cervicale e rimane quasi completamente paralizzato.
Questa disgrazia non riesce a domare il suo spirito d'avventura: nel 1997, su una sedia a rotelle basculante, partecipa al giro d'Italia in barca a vela. Non smettendo mai di lottare e non arrendendosi alla malattia dice: «Io resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo...».
In questo periodo è testimonial per la campagna di raccolta fondi dell'associazione miolesi e per la crociata di Greenpeace contro la caccia alle balene.[6]
Muore il 23 agosto 2005 per infarto cardiaco. Viene sepolto nel Cimitero monumentale di Milano.